Modelli

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Per scrivere con verità e libertà si devono usare le proprie parole
Elisabeth Bing   Tutta la mia vita professionale è scandita da incontri fortunati, pieni, stimolanti. Una rete soprattutto al femminile che quotidianamente mi innerva di energia. Un giorno, ho pensato, farò un elenco di tutte le figure che mi hanno smosso, fatto crescere, dato una spinta. Sarà di sicuro lunghissimo. Anche con Lisa è stato così. Collega di lettere, che per una sorta di strano accadimento è arrivata in una scuola per adulti in montagna. Mi ricordo le nostre telefonate, passate sempre a interrogarci su cosa proporre in classe e su quale senso dare all’educazione linguistica: il frutto delle nostre riflessioni è raccolto in un’antologia letteraria di cui prossimamente parlerò. È stata Lisa che, di fronte alle difficoltà di molti studenti adulti a scrivere, mi ha accompagnato verso la pratica della scrittrice Elisabeth Bing. In Ho nuotato fino alla riga, la Bing racconta la sua esperienza di atelier di scrittura con ragazzi disadattati di un istituto medico-pedagogico. Il titolo stesso è illuminante, è un “errore” di un alunno che avrebbe voluto scrivere “Ho nuotato fino alla riva”. Per lei l’atto scrittorio salva dal naufragio, dall’annegamento. Per maneggiare questa arte è necessario imparare a lavorare sul prodotto, così come si impara un qualsiasi altro lavoro manuale o artistico. Per superare il timore della pagina bianca, del “non so cosa scrivere”, ma anche della costrizione di certe pratiche tradizionali, la Bing propone testi ancorati alla soggettività, richiama l’uso di modelli per accompagnare all’avvio della scrittura, invita a recuperare modalità comunicative più vicine agli studenti (quali le liste, che permettono di dare una prima organizzazione cognitiva e linguistica) e a socializzare il prodotto di fronte ad un uditorio attento e privo di giudizio. Ne sono stato sedotto. In quella pratica ho trovato l’avvio rispondente alle classi in cui lavoro, composte ogni anno da pubblici fortemente eterogenei, dalle esperienze formative e culturali più diverse, spesso accomunati da una padronanza linguistica non consolidata e in divenire. Nel modello della Bing ritrovo così le motivazioni dell’atelier: l’opportunità di costruire un ambiente di apprendimento sereno, aperto, inclusivo; il vantaggio di permettere ad ognuno di esprimersi liberamente, in base alle proprie competenze; l’occasione di sostenere le potenzialità creative; infine, la possibilità di socializzare, di condividere un atto, quello dello scrivere, così importante e unico. Curiosità: E.Bing, Ho nuotato fino alla riga, Feltrinelli 1977


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