A di Arisi Appalam

A di  Arisi Appalam

Il richiamo alla cucina, agli odori, ai colori e alla sapienza, spesso legata a un piatto che prepariamo o che gustiamo, è sempre un discorso sulla vita. Nell’antologia che ho confezionato con Lisa Bentini abbiamo inserito diverse letture che trattano della cucina e che rimandano sicuramente al forte legame che ognuno di noi ha con la propria famiglia, con i saperi che si tramandano tra generazioni, con la propria cultura. Come già espresso, queste letture sono lo stimolo per permettere ad ognuno di riflettere e di far emergere la propria identità, che non è mai stabile e immutabile nel tempo, ma, al contrario, si esplicita e si ridefinisce continuamente a seguito di contatti con culture, con uomini e donne provenienti da altri contesti, con pensieri e tradizioni diverse. L’immagine delle Radici, che è il titolo di questo percorso di scrittura, rimanda anche stavolta ad un insieme di riferimenti culturali che concorrono a definirci, qui e ora, come individui e comunità all’interno di un contesto sempre più ricco ed eterogeneo.

La lettura stimolo che accompagna la seduta dell’atelier è tratta da L’Alfabeto delle spezie, un romanzo che offre una nuova variazione sul tema “cucina e amore” attraverso le parole della cuoca indiana Komathi che, per ogni lettera dell’alfabeto, ci racconta un piatto della cucina tamil e, con esso, la sua storia, le sue emozioni, la sua vita. A ogni aneddoto di Komathi si affianca la voce di un narratore esterno che ci parla di Leema, la ragazza che Komathi ha cresciuto e che ora vede vivere una vita asettica, insipida, distante, senza amore. La A rimanda al piatto di Arisi Appalam con tutti i suoi sapori e i suoi ricordi.

 

Un arisi appalam è sottile come un foglio. Quando metterò a tavola gli arisi appalam fritti, gli occhi di Leema si illumineranno. Certe volte mi pare di poter ancora scorgere la bimba di sei anni che era quando mi assunsero trentatrè anni fa. Io ne avevo ventiquattro.

 

In cerchio leggiamo il testo, che diventa lo stimolo per recuperare un piatto e un insieme di ricordi e legami per molti versi stupefacente.

 

C di Cozonac di Alina – Romania

Sono molto affezionata a questo dolce tipico rumeno. Lo preparavo insieme a mia nonna per i giorni di festa come Natale, Capodanno, Pasqua oppure anche la domenica. I preparativi per questi giorni di festa iniziavano ovviamente una settimana prima e anche di più. Ricordo con molto affetto come mio nonno si occupava delle faccende domestiche e mia nonna si occupava della cucina. Io le davo una mano a preparare questo dolce perché il ripieno che andava messo dentro era una crema di noci oppure una crema ai semi di papavero. Iniziavo a rompere le noci oppure a macinare i semi di papavero, mentre mia nonna preparava l’impasto per questo dolce. Intanto che preparavamo tutto questo, cantavamo, io le raccontavo i miei sogni e lei mi incoraggiava sempre. C’era una lunga preparazione per questo dolce e ci voleva molta pazienza, dentro alla crema di noci ci mettevamo l’uvetta, pezzetti di canditi, zucchero. Era delizioso. Poi mi piaceva molto stare insieme a mia nonna, da lei ho imparato tutti i trucchi della cucina. Infine questo dolce veniva cotto nel forno a legna che precedentemente mio nonno aveva provveduto a far arrivare alla temperatura ideale. Adesso che sono diventata mamma seguo i consigli di mia nonna e preparo questo dolce per i miei figli. Mentre lo preparo mi riaffiorano i ricordi belli della mia infanzia. Quando lo assaggio o ne sento il profumo, torno con la mente a casa di mia nonna, che mi aspettava sempre con tanto affetto. Mi piacerebbe molto poter tornare indietro in quel periodo, perché quei giorni di festa mi mettevano allegria.

 

C di Chebakia di Fatima – Marocco

Per chi non lo conoscesse, è un dolce tradizionale molto importante nel mese sacro del Ramadan, un mese particolarmente significativo per noi musulmani, se manca è come se  mancasse tutto. Un dolce  croccante che coinvolge tutti i sensi. Ha il sapore antico della condivisione e ricorda la famiglia marocchina sempre allargata, che include tutti: i parenti, i parenti dei parenti, gli amici, gli amici degli amici. Un dolce affettuoso, di abbracci e di carezze. Ci vuole molto lavoro soprattutto se si  fa la sfoglia a mano come facevano mia nonna, mia madre e le mie zie, ma oggi quasi tutti usano la sfogliatrice elettrica. Mia madre lo preparava tutti gli anni, una settimana prima del mese del sacro Ramadan. Lei cominciava con la preparazione dei dolci e noi con mio padre ci occupavamo delle decorazioni in casa. Questo dolce mi evoca un insieme di ricordi, una storia d’amore bellissima, la mia infanzia. Adesso porto io avanti la tradizione, un’altra tradizione che amo mantenere, poiché ogni volta che sento il profumo del dolce appena sfornato la mia mente torna indietro.

Risorse:

A. Nair, L’alfabeto delle spezie, Guanda, 2015

L. Bentini, A. Borri, Leggere per scrivere, Loescher, 2016