Mia madre, la mia bambina

Mia madre, la mia bambina
A distanza di anni ho ripreso in mano il libro di Tahar Ben Jelloun, Mia madre, la mia bambina, libro che mi aveva irritato e che ora ho invece trovato reale, dolcissimo e doloroso.
Con una scrittura serrata Tahar Ben Jelloun si confronta con i temi della decadenza e del declino della madre, affetta dal morbo di Alzheimer.
Entrando nell’intimità e nella quotidianità più spicciola, riesce a descrivere gli ultimi cinque anni di vita della donna, accudita prima da una poi da due governanti, reclusa nella sua casa di Tangeri. Le pagine testimoniano così il progressivo sfaldarsi dei ricordi, l’intrecciarsi nella sua mente di presente e passato, le divagazioni che si dilatano, l’emergere di ricordi nitidi e la repentina caduta in un mondo popolato da anime una volta conosciute e da tempo scomparse. Alle immagini di un corpo devastato, il figlio contrappone i ricordi che la vedono viva, bambina che gioca, giovane sposa e madre, donna nella sua semplicità.
“Così mia madre ha soltanto ricordi. Occupano tutto lo spazio. Quando la vedo non succede niente. Mia madre se n’è andata pian piano. Non parla più del suo funerale. In realtà pensa di essere già morta e sepolta. È già dall’altra parte.
Soffro e non dico niente.”


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