Ho nuotato fino alla riga

Ho nuotato fino alla riga

Riguardo alla progettazione del nuovo laboratorio di scrittura, rimando alle osservazioni del post “Atelier, che strana parola” del 15 febbraio 2020. Soprattutto nelle fasi iniziali e per far superare il timore della pagina bianca, farò ricorso al modello della scrittrice Elisabeth Bing, che a sua volta si richiama all’uso di modelli testuali per accompagnare all’avvio della scrittura.
Il modello Bing viene sempre più utilizzato in contesti di vulnerabilità, intende costruire un ambiente di apprendimento favorevole, facilita l’espressione libera di ciascuno, propone testi ancorati alla soggettività, invita a recuperare modalità comunicative più vicine agli studenti, quali le liste, che permettono di dare una prima organizzazione cognitiva e linguistica. Il tutto permette di migliorare la competenza testuale e si sviluppa in un’ottica collaborativa e fortemente inclusiva.
L’atelier, in linea con le indicazioni di Bing, si strutturerà sempre nello stesso modo:
Apertura: lettura di un testo stimolo ad alta voce;
Comprensione: discussione e dibattito sul testo letto;
Scrittura agìta sulla base del modello;
Lettura collettiva, non imposta.
A questo aggiungerò anche la fase di:
Revisione del testo ed eventuale focalizzazione dato che il laboratorio si inserisce nel più ampio percorso di educazione linguistica.
Il modello Bing è potente e radicale nella sua impostazione e caratterizzerà tutta la prima fase del laboratorio. Nel lavoro in classe manterrò le indicazioni fondamentali: il diritto all’espressione e anche al rispetto della riservatezza, un limitato intervento nella correzione dei testi.
Con il passare del tempo, l’idea è quella di rendere gli studenti sempre più consapevoli delle modalità del lavoro scrittorio, al fine di abbandonare la scrittura di getto o su modello e arrivare a produzioni più personali.