Ricetta n. 8 – Eredità

L’atelier di scrittura è immaginato e strutturato con tre dimensioni: quella delle funzioni linguistiche (personale, descrittiva, argomentativa e poetica), quella della progressione (dal semplice al complesso, dal concreto all’astratto, dal vicino al lontano), quella della struttura concettuale (dal reale alla fiction).
Dopo aver lavorato a lungo sulla presa di confidenza con la scrittura tramite modelli ridondanti e definiti, è arrivato il momento di introdurre stimoli che accompagnino gli studenti dalla “parola che parla di me” alla “parola che descrive”.
Per fare questo, dall’antologia Leggere per scrivere ho proposto come avvio il brevissimo testo di Marco Aurelio, Eredità, un’occasione di ripensamento e di crescita personale.
Ingredienti: un pc, una videocamera, il testo di Marco Aurelio, alcuni testi di scrittura creativa realizzati a Bologna in una scuola elementare, una lista di nomi e aggettivi per indicare aspetti del carattere, ecc.
Si parte. Leggo il brano più volte. Il testo Eredità necessita di un approfondimento lessicale. Invito gli studenti a raccogliere gli aspetti del carattere di una persona, li scrivo su un foglio condiviso come traccia. Le parole molto spesso sono tradotte in più lingue.
Nascono così piccoli frammenti che a distanza condividiamo.
Prende per primo la parola Anas dalla Siria:
Il coraggio l’ho preso da mio padre, l’impazienza da mio zio, l’impegno nel lavoro da ognuno dei miei familiari, la resistenza, dopotutto, da mia madre.
Chiude il flusso Jancy dall’India: La gentilezza l’ho presa da mia madre. Il pessimismo l’ho preso da mia zia. La testardaggine l’ho presa da mio nonno paterno. L’orgoglio l’ho preso da mio padre. La nostalgia l’ho presa da mia nonna materna. Una certa abitudine a risentirmi l’ho presa da mia cugina. Ripropongo la stessa attività in una classe di biennio, con la quale continuo a lavorare a distanza. è con il testo di Ambra che chiudo: Da mia nonna Stella ho ereditato la tenacia, ha 85 anni e non la ferma nessuno. Sono decisamente testarda come mio nonno, quando si metteva in testa una cosa non c’era verso di dissuaderlo. La generosità e l’empatia le ho prese da mia mamma, che con il mestiere che fa mi ha trasmesso la volontà di aiutare i più deboli. Da mio papà ho ereditato l’arroganza e il voler sempre avere l’ultima parola. Da mia zia ho preso la voglia di praticare sport, entrambe infatti siamo iscritte in palestra e scarichiamo le tensioni sudando.
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